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venerdì 4 agosto 2017

Slow Trip. Un viaggio nell'infinita-mente "piccolo"


Nel 1976 Tiziano Terzani incontrò a Hong Kong un indovino cinese che lo avvertì di non volare nel 1993 perchè sarebbe stato in pericolo di vita.
Lo scrittore e giornalista fiorentino seguì il consiglio e, in quell'anno, non prese alcun aereo ma non rinunciò al mestiere di corrispondente in giro per il mondo, spostandosi con nave, treno, automobile, a piedi e persino sul dorso di un elefante.
La profezia divenne pertanto occasione per guardare la realtà con occhi nuovi, attraverso una prospettiva spesso ignorata, quella del viaggio che si dipana con lentezza e che permette di assaporare i particolari del panorama e gli incontri con persone di ogni genere che trasmettono visuali le quali, con mezzi più veloci, non sarebbero state colte.

Nel 1993, in Cambogia, un elicottero dell'ONU con a bordo quindici giornalisti si schiantò e, fra loro, vi fu anche il collega tedesco che aveva preso il posto di TerzaniPer fortuna non ci furono solo feriti. 
Il giornalista scriverà un saggio dal titolo "Un indovino mi disse" in cui sostiene che la scelta di credere alla profezia gli ha regalato la possibilità di muoversi lentamente, attribuendo alle distanze il giusto valore e ritrovando, nel viaggio "slow", il gusto di scoperta e avventura. 

Sono numerosi i filosofi che, nell'antica Grecia, collegavano l'atto del pensare a quello del procedere a piedi. Nelle principali religioni il pellegrinaggio è un evento importante ma, spesso, si ritiene preliminare la meta piuttosto che il cammino stesso.
Muoversi con lentezza regala una visuale differente che comporta mettersi in gioco in un percorso in cui si possono incontrare anche ostacoli e contrattempi che concedono, però, la possibilità di pensare e riflettere. Rallentare permette di osservare ciò che sta attorno a noi, dando la possibilità di meditare anche su ciò che risiede dentro noi.


Articolo di Paola Iotti originalmente pubblicato su CaffèBook

Foto by: Isella Bellotti